rimborso cessione del quinto

Rimborso cessione del quinto: Chi paga il prestito in caso di morte

Quando si decide di chiedere un prestito con cessione del quinto bisogna considerare numerosi aspetti, tra questi bisogna anche interrogarsi riguardo il rimborso cessione del quinto in caso di morte. Infatti è sempre bene considerare qualsiasi eventualità quando si progetta l’accesso al credito, soprattutto in considerazione degli eventuali rischi che potrebbero poi ricadere sugli eredi.

Rimborso cessione del quinto: chi lo rimborsa in caso di morte del beneficiario?

La domanda su cosa accade al prestito in caso di morte del beneficiario può avere molte risposte a seconda della tipologia di prestito. Nel caso di cessione del quinto dello stipendio o della pensione, per esempio, non c’è da preoccuparsi atteso che come abbiamo già detto in Cessione del quinto: cos’è e come funziona? L’erogazione della cessione è subordinata alla sottoscrizione di un contratto assicurativo vita, che tutela sia il beneficiario e i suoi familiari, sia l’ente erogatore. Nel caso dei prestiti con cessione del quinto, infatti, l’assicurazione sul prestito è obbligatoria per legge.

In realtà, la stipula di una polizza assicurativa ricorre nella maggior parte dei casi. Alla stipula del prestito, vengono inserite delle coperture assicurative, per tutelare la banca o la società finanziaria dal rischio d’insolvenza del cliente. In mancanza di assicurazioni sui finanziamenti, gli eredi che non abbiano rinunciato all’eredità sono chiamati a saldare i debiti del defunto.

Come anticipato, mentre nel prestito con cessione del quinto la copertura assicurativa è obbligatoria, negli altri casi di prestiti personali queste sono facoltative. In generale, le coperture assicurative che è possibile associare ai prestiti sono di due tipi:

  • le polizze a copertura del credito, dette anche Cpi (Credit Protection Insurance);
  • le polizze accessorie.

In presenza di una di queste polizze, in caso di decesso, l’assicurazione provvede a rimborsare la banca. Nel momento in cui si verifica questa situazione, l’assicurazione Cpi provvede all’estinzione completa e anticipata del prestito.


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Fine del Qe: ma questo non danneggerà i mutui delle famiglie

Una Bce più generosa del previsto ha rimandato a dicembre la fine del Qe lasciando lo scenario dei tassi invariati almeno fino all’estate 2019, cosa importante per i risparmiatori e mutuatari. La decisione di Mario Draghi aveva già sorpreso i mercati e lo si era visto dalla reazione dei mercati. L'euro subito in ribasso sul dollaro e acquisti sui titoli governativi europei (con conseguente riduzione dei tassi). Quindi la decisione presa dal consiglio direttivo impatterà anche su conti di deposito e mutui.

Prolungare l’attuale fase di tassi bassi (addirittura sottozero se osserviamo il tasso sui depositi fissato a -0,4%) renderà sempre più complicato per le banche offrire remunerazioni interessanti sui conti di deposito. Al di là di isolate promozioni (che arrivano a garantire fino al 2,5% annuo lordo, ma a fronte di giacenze non svincolabili fino a 60 mesi) oggi l’offerta di uno dei prodotti che in passato aveva attirato l’interesse dei risparmiatori è piuttosto magra. Se si opta per le condizioni migliori, mantenendo però la possibilità di svincolare la liquidità in caso di emergenza, non si va tanto oltre l’1% lordo. Ed è probabile che l’ultima mossa della Bce non esorterà le banche a fare di meglio. Così come contribuirà a mantenere poco attraenti, soprattutto sulle durate brevi, i titoli di Stato dell’area euro.

Sul versante mutui invece le notizie relative alla fine del qe sono più incoraggianti.

Tanto sui nuovi prodotti a tasso fisso che sui nuovi (e vecchi) tassi variabili. A poche ore dall’annuncio della Bce i tassi del Bund tedesco sono mediamente scesi di 4-5 punti base su tutta la curva. Se questo trend proseguirà forse nei prossimi giorni anche gli indici Eurirs (che sono collegati al Bund e sulla base dei quali viene congelata nel giorno della stipula la rata del tasso fisso) perderanno qualche punto base, a vantaggio dei nuovi finanziamenti a tasso fisso. Allo stesso tempo prolungare il piano espansivo e rinviare la prossima stretta dà più respiro al tasso variabile. Siamo da tempo sicuri che gli attuali livelli degli Euribor (-0,32% quello trimestrale e -0,37% il mensile) più in basso di così non potranno andare. Ma a questo punto Draghi ha lasciato intendere che il quadro resterà tale almeno per un altro anno.

 

 

 

Fonte: Articolo de Il Sole 24 Ore di Maximilian Cellino e Vito Lops pubblicato il 15 giugno 2018


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Flat tax: Le novità sugli sgravi e le detrazioni fiscali

Quale sarà la sorte degli sgravi e delle detrazioni fiscali con l'introduzione della flat tax? Difficile dirlo con certezza quello che potremo aspettarci dal momento che nel contratto di governo stipulato tra Lega e M5s questo aspetto della riforma non viene spiegato nel dettaglio. Per capire cosa potrebbe accadere è allora necessario dare uno sguardo al programma di governo presentato dalla Lega prima delle elezioni. Nel testo della flat tax si legge che "le detrazioni e deduzioni attuali saranno abolite e sostituite dalle nuove deduzioni famigliare illustrate", ovvero la deduzione fissa di 3mila euro sulla base del reddito familiare. "Per i redditi familiari fino a 50mila rimarranno le detrazioni sugli interessi del mutuo prima casa e per gli ammortamenti relativi agli interventi di ristrutturazione".

In sintesi con la flat tax restano le detrazioni sulla prima casa e sugli interventi edilizi, spariscono tutte le altre.

Ma chi vuole potrà continuare a optare per il vecchio sistema“. Stando alla bozza dunque chi guadagna meno di 50mila euro, potrà continuare a scaricare il mutuo per l'acquisto della prima casa e non verrà neppure toccato il così detto bonus ristrutturazioni. Inoltre, la proposta leghista prevede una fascia di salvaguardia per i redditi fino a 15mila euro. I contribuenti che dovessero pagare meno con il sistema vigente (per via delle deduzioni e delle detrazioni attuali) potranno scegliere di continuare ad utilizzarlo.
Il sistema attuale prevede diversi tipi di detrazioni, definiti 'bonus': la cancellazione porterebbe soldi alle casse dello Stato utili a finanziare la flat tax.